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Oltre la semplice quotidianità: che strada sta prendendo la biometria

  • Panfilo Dicandilo
  • 17 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 22 nov


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Quando pensiamo alla Biometria ci vengono in mente tutte quelle azioni automatiche che effettuiamo ogni giorno: sbloccare il telefono, accedere a siti statali, confermare o firmare documentazioni online, ma bisogna analizzare come queste azioni “invisibili”, in quanto talmente immediate da passare inosservate, stiano sempre più prendendo piede e anzi, diventando imprescindibili nei

principali settori, quello del lavoro, con aziende che utilizzano vari sistemi di riconoscimento per individuare presenze, accessi e monitorare alcuni processi di produzione, ciò permette sì una maggiore efficienza e sicurezza, ma fa insorgere domande riguardo la libertà dei dipendenti e su un ipotetico processo di diffusione incontrollata della sorveglianza in ambienti lavorativi, che richiederebbe nuove e maggiori regolamentazioni. Ricerche come quelle di Ifeoma Ajunwa parlano di “workplace surveillance”, dove la biometria si combina con l’analisi algoritmica delle prestazioni ignorando molte variabili considerabili al solo sguardo umano.


Anche la sanità sta sperimentando sistemi biometrici per identificare i pazienti, accedere alle cartelle cliniche ed in generale ridurre la quantità di errori amministrativi, con effettivamente risultati e vantaggi immediati, con però gravissimi rischi di errori dipendenti dalla sensibilità dei dati, portando ad opinioni contrastanti sull’effettiva possibilità di lasciare compiti di tale importanza a un sistema automatizzato. 

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Per quel che riguarda il settore finanziario, i parametri biometrici forniscono un livello di sicurezza difficilmente violabile, utilizzato infatti per superare i relativamente obsoleti sistemi di autenticazione classici, ciò permette alti livelli di sicurezza in conti, operazioni sensibili e transazioni,  permettendo,  di collegare in maniera innegabile la transazione all’identità fisica di chi la effettua, aumentando però l’esposizione al tracciamento economico, inoltre, nell’evenienza in cui un dato biometrico venga violato, risulta impossibile sostituirlo in maniera efficace e sicura, portando ad un inefficacia a tempo indeterminato. Bisogna anche evidenziare il fenomeno nel quale questa immediatezza, contribuisca a diminuire la ponderazione di decisioni e valutazioni di carattere economico, alimentando quel sistema di spesa compulsiva che caratterizza il mercato moderno.


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Nell’ottica delle Smart City, la biometria entra nella gestione della sicurezza e dell’efficienza degli spazi urbani, con telecamere a riconoscimento facciale impiegate per monitorare flussi di persone, individuare comportamenti anomali o gestire accesso a edifici pubblici o trasporti, permettendo di prevenire incidenti e velocizzare controlli, tuttavia tale sistema è anche capace di tracciare movimenti, abitudini o percorsi, ponendosi in una zona d’ombra tra sicurezza e invasività.


Un filo conduttore che collega tutti questi settori è chi possiede i miei dati? che vi può accedere? Con quali finalità e limiti? Queste dinamiche stanno portando a una fusione sempre maggiore tra identità fisica e digitale, nel quale l’individuo non sà più su chi stia effettivamente facendo affidamento e nel quale perde gradualmente la proprietà sulla propria identità che finisce per sembrare quasi sottratta.




Fonti delle immagini

Immagine 1 da Cartae.it (2016), Eoin Workplace surveillance, conditions of employment, and privacy
Risorsa: https://www.cearta.ie/2016/05/workplace-surveillance-conditions-of-employment-and-privacy/

Immagine 2 da Dermalog Biometric Banking: Secure Payment Transactions
Risorsa: https://www.dermalog.com/turnkey-solutions/commercial/biometric-banking

Immagine 3 da it.pngtree.com/</a>



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