top of page

2.c Identità digitale e la persistenza post-mortem dei dati

  • Immagine del redattore: Maria Landi
    Maria Landi
  • 11 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 22 nov

"Il nuovo paradigma è l'identità sociale " David Bach (2024)

L’uso crescente del riconoscimento facciale e dell’autenticazione biometrica ha trasformato radicalmente il concetto di identità personale, spingendo la riflessione oltre i confini tradizionali del diritto e della tecnologia. La biometria, fondata su tratti anatomici e comportamentali, consente di legare la persona a rappresentazioni digitali che spesso vengono percepite come verità incontestabili, ma che rimangono soggette a margini di errore, falsi positivi e distorsioni statistiche.

La letteratura scientifica evidenzia come covariate non osservate possano alterare significativamente i risultati dei sistemi biometrici, aumentando l’incertezza e la probabilità di errore nei processi di identificazione (McKennan e Nicolae, 2019). In questo senso, la biometria non è mai neutra: essa riflette scelte metodologiche, modelli probabilistici e ipotesi implicite, riducendo spesso la complessità della persona a un insieme di dati misurabili. In poche parole è come una piccola scatola nera, che ci risulta complicata e di cui conosciamo solo i segnali ndi entrata e di uscita (B. Latour, 1998).

ree

Accanto alla biometria, l’identità digitale introduce una dimensione radicalmente nuova. Essa non coincide più con il corpo né con la sola soggettività giuridica, ma si manifesta come una rete di informazioni, tracce e metadati che continuano a produrre effetti e relazioni anche oltre la vita biologica. La persistenza post mortem dei dati pone interrogativi etici e giuridici profondi: se l’identità digitale sopravvive, quale diventa la nozione di persona e quale il confine tra patrimonio digitale e individualità? La riflessione non si limita a questioni contrattuali o di successione, ma investe la definizione stessa di soggetto, mettendo in crisi paradigmi consolidati della teoria del diritto e aprendo la strada a nuovi modelli di governance dell’identità.

In questa prospettiva, biometria e identità digitale non rappresentano mondi separati, ma due modalità complementari di produzione dell’identità. La prima fissa l’individuo in una matrice corporea, mentre la seconda diffonde la persona attraverso reti di dati e interazioni digitali. Il futuro della tecnologia biometrica dovrà dunque confrontarsi con una doppia sfida: contenere la potenza classificatoria e discriminatoria dei sistemi automatizzati, evitando derive di sorveglianza o profilazione ingiusta, e allo stesso tempo gestire l’espansione della vita digitale, garantendo che essa non si trasformi in un patrimonio privato incontrollabile né in una fonte di vulnerabilità post mortem.


ree

Guardando alle possibili evoluzioni, è evidente che le future applicazioni della biometria e dell’intelligenza artificiale dovranno essere progettate all’interno di un quadro tecnoetico coerente, capace di coniugare efficacia operativa e tutela dei diritti fondamentali. La supervisione umana, la trasparenza, la responsabilità e la consapevolezza dei limiti algoritmici diventeranno strumenti indispensabili per evitare che la tecnologia domini la persona invece di servirla. La sfida non è soltanto tecnica, ma epistemologica e culturale: comprendere la complessità dell’identità significa riconoscere la molteplicità dei livelli in cui essa si manifesta e anticipare i problemi legati alla sua persistenza, alla sua rappresentazione digitale e alla sua mercificazione.


In definitiva, la riflessione sulla biometria e sull’identità digitale indica che il futuro non si riduce a un confronto tra innovazione e sicurezza, ma richiede un ripensamento del concetto stesso di persona nell’ecosistema digitale. La tecnologia potrà diventare uno strumento di emancipazione e protezione solo se accompagnata da norme, etica e governance adeguate. La vera innovazione consisterà nel governare simultaneamente l’individuo come corpo, come soggetto giuridico e come traccia informatica, evitando che la persistenza dei dati e la capacità classificatoria della biometria trasformino l’identità in un oggetto da controllare piuttosto che in un diritto da tutelare.



to che in un diritto da tutelare.

Commenti


Alphonse Bertillon
Francis Galton
bottom of page